Mi è difficile concepire la Scultura a prescindere dalla luce. Ogni scultura, nell'abbraccio con la luce, si trasfigura, divenendo qualcosa d'altro. I giochi di luce ed ombra sono tutt'uno con la forma - anzi, si potrebbe forse dire che sono loro stessi a dar forma alla materia plasmata. L'artista fa soltanto una parte del lavoro: il resto lo fa la luce. Per questo un'opera scultorea appartiene un pò meno al suo Autore rispetto, ad esempio, ad un'opera pittorica. Amo fotografare le sculture al variare della luce e sotto differenti angolazioni. Ancor di più, amo riprenderle con la telecamera girandoci attorno. La scultura ha in comune questo con la vita: che non s'esaurisce mai con un solo sguardo. Detto ciò, il compito di uno scultore - e parlo sempre per me - è quello di dar corpo allo spirito. Dar corpo allo spirito può significare storpiare il corpo, mutilarlo, sventrarlo, giungendo talora ad aggredire lo spettatore, ma può anche significare allontanarsi sensibilmente dalla rappresentazione realistica. Per me scultura è sempre e comunque rappresentazione del corpo umano. Esistono scultori che più di ogni altro hanno dato corpo allo spirito. Ne esistono almeno tre - ma non ne farò i nomi.
Mi sono cimentato in questa disciplina da dilettante e nella forma del dilettante, cioè limitandomi alla modellazione della creta. Sono rimasto a tutt'oggi un dilettante. In Scultura il Lettore potrà trovare qualche riproduzione fotografica di talune mie opere.