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QUEL CHE DURA UN SOGNO, un racconto di C. Mazzoni





CAPITOLO I :

L’INCONTRO

Pioveva quel giorno. Lui era sulla soglia della casa, lei dentro la casa.
Intorno alla casa era il deserto.
Lei guardò lui e lui guardò lei.
Una striscia di sangue l’aveva seguito dal bosco sino a quella casa e ora s’era fermata sulla soglia della casa, assieme a lui. Attendeva d’entrare, o di uscire. Sarebbe dipeso da lei.
- Ti prego, fammi entrare. Non so se resisterei fuori tutta la notte.
Sono ferito, lo vedi.
Se hai paura di questa - estrasse di tasca la pistola.
Se hai paura la do a te. Guarda. E’ carica.
Le fece vedere che era carica. Gliela diede. Disse:
- Puoi uccidermi, se vuoi. O salvarmi.
Lei guardò la pistola, la pistola che aveva fra le mani: non ne aveva mai vista una, e ora ne aveva una fra le mani.
La restituì. Disse:
- Entra.
Lui entrò, non capacitandosi del perché gli avesse restituito la pistola.
Lei disse:
- Vieni, la camera è di sopra. Hai bisogno di dormire, e di riposare.
- No. E’ pericoloso – anche per te. Loro potrebbero venire a cercarmi. Dormirò in cantina.
- Io non ho paura.
- Dovresti averne, invece.
- Domani andrai in cantina, oggi in camera. Lo disse in tono perentorio, come un comando.
Lui lo sentì come un comando.
Le forze avevano retto, ma adesso, adesso che si sentiva al sicuro, cedettero, e lui non oppose resistenza. Si lasciò cadere a terra, svenuto. Aveva una pallottola conficcata nella coscia. Gli avevano sparato.

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